Se sei in Campania, magari a Napoli, non puoi non provare il Babbà: grande, piccolino, con crema, a forma di fungo, a fette, l’importante è provarlo.
Questo dolce, benché tipico della tradizione campana, dove deve essere rigorosamente pronunciato “Babbà”, non è nato a Napoli, né in nessun’altra città della Campania.
La storia del Babà inizia in Polonia. Il re Stanislao era solito “deliziarsi” con i dolci preparati a corte, ma proprio non riusciva a digerirne uno, troppo asciutto. Si narra che un giorno, dopo svariati tentativi di miglioramento da parte dei suoi pasticcieri, il re, su tutte le furie, scaraventò il dolce rompendo una bottiglia di Rhum. Il dolce si inzuppò di questo liquore, ed il re, grande bevitore, ne rimase deliziato. Era nato il babà. Ma non quello come lo conosciamo noi oggi.
Furono i pasticcieri francesi, nel 1800, a dargli la forma a fungo che contriddistingue il Babà, e la pronuncia alla francesce. Ma come era arrivato il Babbà in Francia? Tutto merito della figlia del sovrano polacco, che, in occasione delle proprie nozze con Luigi XV, portò con sé uno dei suoi pasticcieri.
Sicuramente il babà che mangiavano in Francia nel 1800 non aveva quel tocco magico che ha ricevuto dalla maestria dei pasticceri napoletani. E come è arrivato fin qui dalla Francia? Furono gli chef francesi che prestavano servizio presso le nobili famiglie napoletane, i quali trasmisero ai pasticcieri partenopei questa ricetta. Da allora, se il Babbà viene associato con la tradizione napoletana, è quasi sicuramente perchè è qui che è stato reso unico al mondo e gli è stata aggiunto quel qualcosa in più, oltre ad un “b” in più.
Se ti dovessero dire “si nu babbà”, non ti offendere, è un complimento!
Non resta che provare il Babbà e, per chi ama cucinare, su internet ci sono tantissime ricette. Per qualsiasi consiglio, sentiti libero di scrivermi su Whatsapp cliccando il tasto in basso a destra. Chiederò tutto a mamma!